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Biden sfida la Cina sui chip, piano da 100 miliardi

Il presidente USA vuole prevenire problemi di approvvigionamento se Pechino dovesse invadere Taiwan (l’isola è la maggior produttrice al mondo di semiconduttori)

  • 20 marzo, 22:05
  • 20 marzo, 22:05
Nuove scintille tra Cina e USA, oggi sugli investimenti tecnologici.jpg

Foto d'archivio

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Di: ATS/RSI Info

Il presidente statunitense Joe Biden scommette sui semiconduttori Made in America e concede a Intel, tra i principali produttori a livello planetario, quasi 20 miliardi di dollari (quasi 18 miliardi di franchi al cambio attuale) fra prestiti e sovvenzioni per aumentare la sua capacità produttiva negli Stati Uniti. Risorse che, insieme alle attese detrazioni fiscali fino al 25%, faranno da volano e consentiranno al colosso di investire 100 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni negli USA.

L’annuncio è una vittoria per il presidente, impegnato in prima linea a ridurre la dipendenza statunitense da chip prodotti all’estero, in particolare da quelli taiwanesi, e creare posti di lavoro. I fondi sono stanziati in base al Chips Act (Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors Act, legge sulla creazione di incentivi utili alla produzione di semiconduttori) voluto con forza da Biden per incoraggiare la produzione di chip Made in America e prevenire così problemi nel caso in cui la Cina dovesse invadere Taiwan.

L’isola è infatti la maggiore produttrice al mondo di semiconduttori e gli Stati Uniti ne sono fortemente dipendenti. Con i rapporti fra Washington e Pechino deteriorati e i crescenti timori che la Cina possa invadere Taiwan, Biden ha deciso di correre ai ripari e ridurre drasticamente la dipendenza dal colosso taiwanese Tsmc, al quale probabilmente andranno alcuni dei fondi del Chips Act per un impianto in Arizona, che sarà usato per i chip di Apple e Amd.

Le risorse stanziate per il colosso Intel serviranno alla produzione di “semiconduttori all’avanguardia negli Stati Uniti, mantenendo l’America alla guida dell’innovazione”, ha affermato la segretaria al commercio Gina Raimondo, spiegando come l’iniziativa con Intel porterà alla creazione di 30’000 posti di lavoro. “Il mese scorso ho fissato un ambizioso obiettivo per il Chips Act, ovvero far sì che l’America produca il 20% dei semiconduttori più all’avanguardia nel mondo entro la fine del decennio. E questo annuncio per Intel ci mette sulla strada per raggiungere questo obiettivo”, ha aggiunto Raimondo.

Intel è stata per decenni uno dei pilastri dell’industria dei semiconduttori americana, sviluppando i chip usati in molti dei server di computer e ceenri di dati nel mondo. Di recente però la sua leadership è stata offuscata in termini di ricavi da Nvidia, leader nella produzione dei chip per l’intelligenza artificiale (IA).

“Quello di oggi è un momento decisivo per gli Stati Uniti e Intel mentre lavoriamo per alimentare il prossimo capitolo dell’innovazione americana nella produzione di semiconduttori”, ha detto l’amministratore delegato di Intel Pat Gensler, sottolineando che l’IA sta alimentando la “rivoluzione digitale e tutto quello che è digitale richiede semiconduttori. Il sostegno del Chips Act aiuterà ad assicurare che Intel e gli Stati Uniti siano alla guida dell’era dell’intelligenza artificiale mentre costruiamo una catena di approvvigionamento di semiconduttori che sia affidabile e in grado di spingere il futuro del Paese”.

I risultati degli investimenti di Intel, ma anche delle altre società a cui sono concessi fondi, si vedranno fra alcuni anni: la costruzione o l’ampliamento di impianti altamente specializzati richiede infatti tempo. Senza contare che la tecnologia continua a evolvere e quindi le società beneficiate devono continuare il passo con l’evoluzione.

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