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Gaza, l’ONU esige un cessate il fuoco immediato

Gli Stati Uniti si astengono, passa una risoluzione presentata dai membri non permanenti del Consiglio di sicurezza, fra cui la Svizzera

  • 25 marzo, 15:54
  • 26 marzo, 06:51

Notiziario

Notiziario 25.03.2024, 16:00

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Di: ATS/pon

Dopo oltre cinque mesi di conflitto nella Striscia di Gaza, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite esige per la prima volta un cessate il fuoco immediato da applicare durante il Ramadan (10 marzo-9 aprile), e che conduca poi a una tregua “durevole”.

È stata infatti accolta la risoluzione presentata dai membri non permanenti del Consiglio, fra cui la Svizzera: i voti a favore sono stati 14; gli Stati Uniti si sono questa volta astenuti dopo aver bloccato altri testi in passato. La risoluzione prevede anche la liberazione di tutti gli ostaggi nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie”. L’adozione è stata salutata con un lungo applauso.

Risoluzione ONU sul cessate il fuoco a Gaza, il momento del voto

RSI Mondo 25.03.2024, 16:03

L’ultima proposta era stata bocciata la settimana scorsa, avanzata proprio da Washington ma respinta da altri due membri permanenti, Russia e Cina. Nel caso della risoluzione accolta lunedì, tanto Mosca quanto Pechino avevano già garantito il loro assenso, così come i 22 membri del gruppo dei Paesi arabi all’ONU. Il voto era stato in un primo tempo messo in calendario per sabato, ma era stato poi posticipato.

“Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile”, ha prontamente commentato il segretario generale Antonio Guterres.

L’ambasciatrice svizzera: “Solo un primo passo”

L’approvazione della risoluzione “è un segnale di speranza” ha dichiarato l’ambasciatrice svizzera all’ONU Pascale Baeriswyl, “il cessate il fuoco è solo un primo passo vista la situazione catastrofica a Gaza”. L’ambasciatrice ha poi insistito sull’importanza della liberazione di tutti gli ostaggi e sul futuro a due Stati: quello israeliano insieme a uno Stato palestinese.

“Il risultato di oggi è un chiaro invito a tutte le parti a cessare le ostilità e a rispettare finalmente e pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, in particolare dal diritto umanitario internazionale e dai diritti umani”, si legge in una dichiarazione scritta firmata dall’ambasciatrice elvetica, “Se la risoluzione appena adottata deve essere attuata in modo efficace, il cessate il fuoco immediato deve portare senza indugio a un cessate il fuoco duraturo. Allo stesso modo, date le catastrofiche conseguenze umanitarie che un’operazione su larga scala a Rafah avrebbe sulla popolazione civile e sulle operazioni umanitarie, tale operazione deve essere evitata”.

Tregua non “permanente” come chiedeva Mosca

Prima del voto la Russia ha preso la parola per proporre un emendamento e sostituire il termine “durevole” con “permanente” nella frase in cui si chiedeva “un cessate il fuoco immediato per il mese del Ramadan, rispettato da tutte le parti, che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile”. Il termine è stato sostituito all’ultimo minuto e secondo l’ambasciatore russo Vassili Nebenzia “annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento”. La richiesta del Cremlino è stata bocciata ma Mosca ha comunque votato a favore della risoluzione.

La ritorsione di Netanyahu contro Washington

Secondo quanto affermano media israeliani, il mancato veto di Washington - uno sgarbo allo storico alleato - ha indotto il premier Benjamin Netanyahu a cancellare il previsto viaggio oltre Atlantico di una delegazione dello Stato ebraico, che doveva esporre i piani della prevista offensiva a Rafah, nell’estremo sud della Striscia di Gaza.

Quello americano “è un passo indietro”, ha dichiarato Netanyahu. Per la Casa Bianca, il mancato arrivo della delegazione israeliana “è una delusione” ma non significa l’interruzione del dialogo fra le parti.

Positiva reazione di Hamas

La prima reazione di Hamas alla decisione delle Nazioni Unite è stata positiva: il movimento islamico accoglie con favore il voto e si dice pronto a procedere a uno scambio di prigionieri.

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